SIGMUND EFFE

La scorsa notte ho scelto un’urna, poi mi sono svegliata, era un sogno.
Allora: sono con tutto il presepe, figli e padre dei figli, abbiamo fretta, per pranzo ci aspettano non so dove.
Il clima è sereno, tra le urne esposte scelgo un bussolotto di marmo chiaro e pesantissimo, per coerenza stilistica. Chiedo all’addetto alle vendite della boutique del trapasso con quale pigmento si può disegnare su sta pietra. Poco sorpreso, mi risponde di seguirlo, quindi lo seguo. Siamo nell’area personalizzazioni, da un cassetto estrae una scatola con sette colori allineati.
Manca l’azzurro. Posso avere un azzurro a parte? Chiedo. Non lo teniamo, dice.
Come, non lo tenete – dico – l’azzurro? E come fate con i cieli?
Non va via granché, dice, il fornitore non l’ha più preso.
La cosa mi sconvolge più del fatto di essere in quel posto per scegliere un’urna, la mia.
Comunque, a che cosa le serviva? Chiede. Avevo pensato di disegnare un paio d’occhi sul bussolotto che terranno in soggiorno i miei cari, anzi carissimi. Dico. Il primogenito tossisce, il secondogenito dice “mamma e che cazzo” allora io gli dico “parla ben!” e poi cerco di portare la faccenda su un piano più simbolico: mi rasserena l’idea di poter dare un’occhiata ogni tanto, metaforicamente dico. Mamma, dice, ma finirai in uno sgabuzzino, quegli occhi vedrebbero solo silenzio e caos, staresti incazzata 24/7.
Non riesco ad immaginare una persona morta e arrabbiata contemporaneamente, una morta e serena sì. Perciò dico: incazzata va bene, fatemi disegnare sti occhi, dico, me li faccio marroni, sono belli marroni.
Sigmund Effe direbbe che sto apparecchiando un cambiamento, o che avrei dovuto lavorare più di fino con gli eredi…comunque, sono pronta, ho chiuso tutto, non è rimasto indietro nessuno.
Mi sono svegliata serena, ma viva. Non c’è crescita interiore senza aver risolto i nodi, al massimo si fanno traslochi ❤️